Dungeons & Deejay: parliamo di podcast

Io sono, generalmente, molto critico sia del formato “tizi famosi fanno cose” che del formato “facciamo i podcast giocando di ruolo”, quindi quando ho scoperto dell’esistenza di questa collaborazione tra Radio Deejay e Wizard of the Coast ho borbottato un generico dissenso. Poi è morta lì perché sai quanto me ne frega.

Solo che oggi è uscita la prima puntata e mi sono scappate un paio di cattiverie di troppo. Il buon Dismaster FraNe ha punzecchiato la mia coscienza e quindi ho deciso di spararmi l’intera puntata per avere munizioni per le mie critiche. Non è andata come mi aspettavo neanche per errore.

Disclaimer e note varie

Mettiamo un po’ di mani avanti: io ho un pessimo rapporto coi podcast. In teoria ne avrei uno anch’io, ma in pratica ho registrato un solo episodio (introduttivo, per di più), poi ho deciso che è un formato che non mi piace e ho abbandonato il tutto. Ne seguo in maniera incostante (ovvero ascoltandoli meno di una volta al mese) due, forse tre. Insomma, i podcast non sono il mio pane.

In secondo luogo, a me D&D 5 fa cagare. Trovo che sia un pastone corporate davvero privo di anima e che l’approccio “facciamolo con D&D” faccia davvero male alla creatività di un hobby che di creatività ci campa. Insomma, non gioco a D&D 5 da quando l’ho provato e non produco contenuti per D&D 5. Dovessi farmi un podcast di actual play, non userei D&D 5.

Non sono neanche particolarmente fan degli actual play come genere di intrattenimento, perché trovo che, se fatti bene (e quindi con tutti i riferimenti alle regole applicate e alla loro interazione con la fiction), siano pallosissimi, se fatti per essere interessanti tendano a diventare poco informativi e fedeli. Insomma, me ne leggo anche diversi se sto studiandomi un gioco, ma non è un piacere.

Ultima nota: a parte Rocco Tanica, non ho mai sentito nominare nessuna delle persone quindi la parte “persone famose che fanno cose” viene un po’ persa. Tra l’altro potrebbe anche essere che alcune delle cose di cui mi lamenterò facciano parte dei personaggi di queste persone. In questo caso…boh non so come metterla: per me sono cose che è sbagliato portare al tavolo in generale, quindi forse bisognava fare più attenzione al casting e cose del genere.

Le Lamentazioni del Kernel Giallo

Capitolo 0: Il marketing

Quando è stata annunciata sta cosa io mi sono preso male. Non soltanto perché cheppalle sti podcast su D&D 5, ma perché c’era anche una certa pressione sul “il gioco di ruolo è da sfigati”. Per fare un esempio, questo è il post di Francesco Lancia:

Ok, non dice esattamente che il GdR è da sfigati, però mette la cosa sul piatto. Poi di nuovo, nel trailer con “Molto spesso quando si parla di gioco di ruolo la prima reazione è ‘no, io, ma va, quella è roba da ragazzini”. Ok, c’è sempre la contrapposizione, si dice sempre che non è vero, però intanto il gioco non viene presentato come una cosa “figa di suo”, ma come una cosa che è “non da sfigati, dai”. Il che è un enorme peccato.

Non so quanto questa sia stata un’idea di Francesco Lancia, che mi pare francamente entusiasta del podcast e quanto di qualche genio del reparto marketing, ma per anni il mio lavoro è stato far piangere i reparti marketing, quindi potete immaginare in cosa spero.

In generale, devo dire che ho visto moltissima gente della comunità GDR partire davvero prevenuta per via di questa impostazione e, contemporaneamente, nessuno dei miei contatti fuori dal “mondo del GDR” ha dato anche solo segno di conoscere questo podcast. Insomma, non la classificherei come un’idea particolarmente ben riuscita (ma non ho più accesso ai megapoteri di ascolto dei social di una volta, con cui avrei potuto farmi un’idea più precisa).

Ecco, visto che sto post ha anche il ruolo di appunti di come farei io un lavoro del genere (tanto non lo farò mai per i motivi di cui sopra): impostiamo il marketing in modo da non insultare nessuno.

Capitolo 1: Gli anni ‘00 sono finiti, assieme alla mia giovinezza

In generale a me la conduzione di Lancia piace. Trovo che si giostri molto bene con i limiti del gioco (e del party) e che anzi lo faccia anche in modo molto didattico. Però, ecco, molti di questi limiti si possono agilmente superare accettando il fatto che non è più il 2002, la mia barba si sta riempiendo di peli bianchi e se mi siedo storto mi fa male la schiena (gli ultimi due potrebbero non essere un problema per Radio Deejay, ma se qualcuno comincia ad accettare questa cosa magari mi va giù più facilmente).

In soldoni, D&D fa parte di una corrente di design abbastanza bistrattata per i suoi problemi ma la cosa buona è che un sacco di gente ha cercato soluzioni per questi problemi. E se usiamo queste soluzioni magari la vita diventa più facile per tutti. Il che, per inciso, sarebbe anche un ottimo lavoro di divulgazione perché c’è un sacco di gente che gioca a D&D “out of the box” e inciampa negli stessi problemi che Francesco ha gestito con esperienza decennale, ma senza l’esperienza decennale.

Sessione 0

Ad esempio, una cosa che vorrei davvero vedere in uno di questi show divulgativi sul GdR è una bella sessione zero. Mostriamo che anche stabilire un patto sociale fa parte del giocare di ruolo (in realtà fa parte di qualsiasi attività umana, ma per motivi che non ho mai avuto la pazienza di approfondire occorre mettere le cose molto più in chiaro quando si gioca di ruolo).

Mi rendo conto che sia meno entusiasmante, a livello di pubblico, rispetto al mostrare la gente che gioca. Cioè no, per me è pallosissimo guardare gli altri che giocano, quindi già che facciamo sta roba facciamola fino in fondo, tanto non può essere tanto più noioso, no?

Battute a parte, credo che se si parla di divulgare il gioco di ruolo sia importante divulgarne anche le parti meno giocattolose (ma importanti per gestire quegli aspetti). Anche perché mi immagino che, essendo un programma radiofonico, abbiano fatto delle riunioni in cui si parlava del progetto e cose del genere. Magari una di queste riunioni aveva già la forma di una sessione zero, sarebbe bastato registrarla.

La maledetta taverna

Ok, lo capisco, l’inizio in taverna è un grande classico del GdR. Lo abbiamo usato tutti almeno una volta. C’è chi lo usa sempre. Ma, come dice il poeta, ha rotto i coglioni. Il problema è che è scomodo per avviare una campagna, specie se non si creano prima dei collegamenti tra i personaggi e costringe anche a una certa dose di railroading per far partire le cose. E infatti questa prima puntata l’abbiamo passata così.

Ci sono letteralmente infiniti modi di iniziare un’avventura e molti, moltissimi, di questi sono più efficaci di “vi state facendo i cazzi vostri da soli in una stanza piena di sconosciuti”.

Sganciamoci da sti classiconi (che poi per chi non gioca non vogliono dire niente) e facciamo qualcosa di più funzionale al gioco stesso!

Capitolo 2: Il party

Ho preso quattro celebrità che non hanno mai giocato a Dungeons & Dragons in vita loro - e forse neanche volevano

Ecco, questo credo che sia il problema principale del podcast. La cosa che mi ha dato fastidio dal primo all’ultimo minuto di ascolto: Francesco era l’unico che stesse cercando di giocare. Non so riconoscere le voci, quindi mi sa che finirò per fare casino, ma mentre parte del gruppo era riottosa all’inizio e si è distesa andando avanti, qualcuno (credo Rocco Tanica) ha attivamente sabotato il gioco.

Ora, sta roba succede (pure spesso) anche a noi GM “non famosi”. Però, ecco, se mi fossi trovato un giocatore del genere al tavolo io avrei prontamente fermato la giocata e cercato di capire perché non voleva partecipare e perché stesse sabotando le interazioni altrui. E, se non ci fossi riuscito, l’avrei allontanato dal tavolo (cosa che ho fatto ripetutamente in passato).

Certo, questa è una cosa che puoi fare se stai al tavolo per i cazzi tuoi, non quando hai una partnership in corso con la Wizard e la gente sta giocando per lavoro. Però potresti provare a mettere in chiaro le cose nella sessione zero.

Poi, per carità, Francesco gestisce la cosa molto bene, ma se non conoscessi i GdR e questo fosse il mio primo contatto non penso che vorrei trovarmi a fare il GM.

Capitolo 3: Le voci fuori campo

Questa è una cosa che mi ha lasciato molto scettico quando l’ho sentita (specie la voce del GM che commenta i giocatori), ma nell’esecuzione mi è piaciuta davvero molto. I consigli sono molto utili (ce n’è uno di cui non mi è piaciuta la formulazione, non il contenuto, perché sembra che dica di “mettere in castigo” i giocatori) e arrivano sempre al momento giusto. Gran bel lavoro.

La spiegazione delle regole è chiaramente vincolata allo Starter Kit, oggetto per cui io non ho molta simpatia (l’ho già detto che io non avrei scelto D&D 5?), ma è ben fatta e molto chiara. Mi ricorda un po’ quello che avevo visto su Inntale (che poi ho mollato), ma con un piazzamento migliore in termini di tempi.

Chi ha più pazienza di me per i podcast mi dice che non se la sono inventata loro, ma mi piace parecchio e la riuserei nel mio ipotetico podcast.


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